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Game, set, match in estetica dentale: dalla progettazione alla finalizzazione

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Game, set, match in estetica dentale: dalla progettazione alla finalizzazione

CategorieCasi, diagnosi e terapie
Matteo Altini Stefano Sanchi

Matteo Altini Stefano Sanchi

7 Dicembre 2020

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La riabilitazione dei settori anteriori è probabilmente la sfida più impegnativa ed esaltante per il team odontoiatra-odontotecnico il quale, dopo aver analizzato la situazione iniziale e raccolto le esigenze/richieste del paziente, dovrà realizzare – in perfetta sinergia – un progetto che incontri i canoni estetici e funzionali, individualizzandoli in base alla situazione in essere.

Armonia, equilibrio, naturalezza oltre a resistenza, funzionalità e longevità (prognosi) sono obiettivi primari dei nostri trattamenti restaurativi, che quanto più impatteranno sulla qualità del sorriso tanto più acquisiranno una valenza psicologico/motivazionale, entrando nella dimensione più generale del benessere della persona.

L’invisibilità (o mimesi) dovrebbe essere il fine ultimo di ogni atto “protesico/ricostruttivo”, in obbedienza a quanto era solito ripetere Samuele Valerio: “estetica in protesi significa perfetta integrazione dell’artificiale nel naturale”.

La corretta gestione dei casi estetici non può prescindere da un’accurata documentazione e pianificazione al fine di valutare prima e soddisfare poi le aspettative del paziente, verosimilmente con il minor sforzo clinico (foto 1-2-18-19-20).

La fase diagnostica riveste pertanto un’importanza fondamentale in quanto, oltre a rappresentare il primo contatto con il paziente, è proprio in questa fase che si dovranno definire con la maggior precisione possibile il volume, la forma e la composizione finale dei restauri.

Il passo successivo è la previsualizzazione. Si tratta cioè di anticipare e condividere con il paziente il progetto che abbiamo in mente per lui (mock up, foto 7-8). A tale scopo esistono diverse strategie: diretta, semidiretta od indiretta, che possono essere successive, integrative o alternative all’elaborazione digitale (DSD) tramite applicazioni/software dedicati.

L’approccio tradizionale prevede l’esecuzione da parte del laboratorio di una ceratura diagnostica mirata (foto 4-5), che potrà essere utilizzata per le valutazioni e il colloquio introduttivo col paziente, ancora prima di essere trasferita in bocca per la verifica decisiva.

Di fatto si tratta di “stampare” la ceratura utilizzando la resina bisacrilica (foto 8-9), un materiale davvero versatile ed interessante, attraverso l’ausilio di una mascherina in silicone opportunamente rifilata per eliminare gli eccessi (foto 6-7).

Per chi scrive è infatti fondamentale che il paziente abbia la possibilità di “indossare”, almeno temporaneamente, l’idea di sorriso che abbiamo ipotizzato, tastandone concretamente l’affidabilità delle forme e il confort dei volumi. Da non sottovalutare due eventi correlati e collaterali:

  • l’effetto sorpresa con incremento istantaneo della compliance;
  • l’opportunità di lasciare il progetto in sede per 24/48 ore, trasformandolo in un vero e proprio test sociale, che dovrà superare la selezione più dura: il giudizio di amici e parenti (o congiunti).

Ovviamente questo tipo di approccio può essere esclusivamente additivo, quindi potrà risultare parzialmente o totalmente sovradimensionato nel volume, ma dovrà essere necessariamente molto accurato nella forma (dimensione – contorno – aree di transizione – emergenza – separazioni) e nella superficie (macro e micro-geografia).

Per questo motivo tutto deve incominciare con impronte di buona qualità e la registrazione dei rapporti mascellari (foto 4), da cui ricavare modelli in gesso ben definiti e montati correttamente in articolatore, a cui seguirà la realizzazione di una ceratura diagnostica maniacalmente curata nei dettagli (foto 5-6).

Soltanto una volta individuati la forma e il volume del restauro finale possiamo procedere alla fase realizzativa (foto 10-11-12), che non sarà altro che una fedele replica del progetto testato, migliorandone i dettagli e selezionando il materiale più idoneo alla situazione clinica e all’obiettivo desiderato (foto 13-19).

Del resto dice il saggio: “chi ben comincia è già a metà dell’opera”.

Tenendo ben presente che nel raggiungimento del successo finale a fare la netta e sostanziale differenza sarà la sinergia costruttiva e proficua fra le competenze e l’esperienza del clinico e quelle dell’odontotecnico.

 

 

Fig 1 – situazione iniziale
Fig 2 – dopo sbiancamento interno di 11
Fig 3 – analisi del colore
FIg 4 – impronte di studio e registrazioni
Fig 5 – ceratura diagnostica
Fig 6 – mascherin ain silicone per il trasferimento
Fig 7 – mock-up in resinabiscrilica
Fig 8
Fig 8/9 – mock-up in sede
Fig 10
Fig 10/11 – preparazione guidata
Fig 12 – impronta di precisione
Fig 13 – ceramiche su modello master
Fig 14
Fig 14/15 – prova
Fig 16
Fig 16/17 – cementazione adesiva
Fig 18
Fig 18/19 – finale
Fig 19 – ritratti: iniziale, mock-up e finale

 

Materiali utilizzati:

Impronte di studio: Kettenbach Panasil Putty Soft + Initial Contact Light

Registrazioni rapporti intermascellari: Kettenbach Futar-D Fast

Modello di studio in gesso: Picodent Quadro Rock Plus

Cera da laboratorio: Renfert Natural

Mascherina in silicone per il trasferimento: Ivoclar Virtual Putty Regular + Virtual Light Body Regular

Resina bisacrilica per mock: Kettenbach Visalys Temp A2

Mascherine per la preparazione: Zermack  Zetalabor

Impronta di precisione: 3M-Espe Impregum + Duosoft

Modello Master Alveolare: Picodent Quadro Rock Plus + carote in refrattario Noritake NoriVest

Ceramica: Noritake CZR stratificata su refrattario

Cementazione adesiva: composito microibrido Micerium Enamel Plus HFO – UD2

Diga: Nic Tone Medium Blu

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Matteo Altini Stefano Sanchi
Dr. Matteo Altini: libero professionista in Faenza (Studio odontoiatrico associato Altini-Ballini-Bompani)
Sig. Stefano Sanchi: titolare di laboratorio a Rimini (Laboratorio odontotecnico Giovanelli-Sanchi)
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