In odontoiatria l’estetica rappresenta un argomento che suscita sempre molto interesse e altrettanta partecipazione “emotiva”, laddove la perizia clinica e tecnica delle riabilitazioni si manifesta con incredibile naturalezza.
La forma/anatomia dei denti, infatti, ispira un fascino irresistibile fra gli addetti ai lavori e si traduce spesso in un sentimento totalizzante, capace di arrivare ad espressioni davvero raffinatissime.
La passione per la morfologia dentale accomuna tanto i clinici quanto gli odontotecnici, i quali, consapevoli della perfezione dell’opera della natura, si mettono quotidianamente al lavoro inseguendo l’ambizione, l’utopia o la follia di imitarla. Avendo come obiettivo ultimo e irrevocabile l’invisibilità del restauro (mimesi), di qualunque genere si tratti.
Negli ultimi anni lo sviluppo dei materiali e delle tecniche ricostruttive hanno sensibilizzato l’odontoiatra nei confronti dell’analisi morfologica e cromatica dei restauri, siano essi diretti oppure indiretti. Questo è vero soprattutto per quanto riguarda il restauro anteriore, dove anche la percezione/soddisfazione del paziente rappresentano una sfida di non sempre facile soluzione e dove la “figuraccia” è sempre in agguato.
Nel dente posteriore, tuttavia, se minore risulta essere l’ingerenza del paziente nel valutare il risultato finale, maggiori possono essere le difficoltà operative dell’odontoiatra/odontotecnico, dovute alla necessità di riprodurre morfologie spesso complesse, finemente dettagliate e legate ad una specificità individuale mai standardizzabile.
Pertanto, se è vero che per l’odontotecnico la conoscenza dell’anatomia dentale e delle tecniche idonee alla sua riproduzione (sia essa in cera, composito o ceramica) rappresenta il fondamento stesso non solamente del proprio mestiere, ma anche e soprattutto della propria professionalità, è altrettanto evidente che anche per l’odontoiatra sia da considerarsi un passaggio obbligato, se si vogliono ottenere con tecnica diretta restauri funzionalmente ed esteticamente integrati.
Questo è vero maggiormente quando ci troviamo ad affrontare con approccio diretto restauri di medio – grandi dimensioni, laddove la tecnica indiretta, sebbene fortemente indicata, non si conciliasse con la disponibilità economica del paziente ad affrontare una riabilitazione conservativo-protesica.
Inoltre il perfezionamento dei sistemi adesivi e la crescente affidabilità delle resine composite ha nella realtà ridiscusso i limiti della clinica e fatto in modo che il confine fra procedure dirette ed indirette diventasse di difficile interpretazione, lasciando in definitiva all’odontoiatra la scelta operativa, calibrandola di volta in volta sulla base della propria preferenza e delle specifiche contingenze.
Tenendo ben presente che le tecniche dirette devono essere considerate la prima scelta nei pazienti giovani, laddove l’aspettativa di vita obbliga il clinico a bilanciare la sua proposta terapeutica sulla priorità della massima conservazione di tessuto dentale sano.
Il peso della forma, nelle sue numerose declinazioni (dimensioni, contorno, proporzioni, superficie, texture, transizioni, accessori) è addirittura superiore a quello del colore nel determinare il successo finale del restauro ed è il risultato quasi sempre di un atteggiamento rigoroso e di uno sforzo pratico che coagula conoscenza scientifica, competenza materica, perizia tecnica, impegno.
Diventa perciò fondamentale per l’odontoiatra-restauratore lo studio approfondito della morfologia dentale normale, dell’anatomia interna e delle proprietà ottiche del substrato dentale, patrimonio culturale non eludibile che consentirebbe, altresì, una comunicazione coerente, efficace e costruttiva con il proprio odontotecnico.
Fig 1 – situazione iniziale: trauma dentale in paziente (11 aa)
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Fig 2 – particolare intraoperatorio del restauro diretto
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Fig 3– risultato finale del lavoro sul paziente
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Fig 4 – situazione iniziale: trauma dentale in paziente anziana (70 aa)
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Fig 5 – faccette in ceramica (Sig. J. Giovanelli)
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Fig 6 – risultato finale del lavoro sul paziente
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Fig 7 – situazione iniziale: trauma dentale in giovane paziente (14 aa)
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Fig 8 – particolare intraoperatorio del restauro diretto
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Fig 9 – risultato finale del lavoro sul paziente
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Fig 10 – situazione iniziale: paziente adulta (45aa)
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Fig 11 – dettaglio intraoperatorio
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Fig 12 – risultato finale: faccette in ceramica (Sig. Stefano Sanchi)
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Fig 13 – situazione iniziale: carie in paziente adulto (40 aa)
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Fig 14 – particolare intraoperatorio
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Fig 15 – risultato finale
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Fig 16 – restauro infiltrato in giovane paziente (14 aa)
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Fig 17 – particolare intraoperatorio
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Fig 18 – risultato final
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Fig 19 – situazione iniziale
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Fig 20 – particolare del restauro: overlay in ceramica (Sig. J. Giovanelli)
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Fig 21 – situazione finale
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