La riabilitazione dei settori anteriori è probabilmente la sfida più impegnativa ed esaltante per il team odontoiatra-odontotecnico il quale, dopo aver analizzato la situazione iniziale e raccolto le esigenze/richieste del paziente, dovrà realizzare – in perfetta sinergia – un progetto che incontri i canoni estetici e funzionali, individualizzandoli in base alla situazione in essere.
Armonia, equilibrio, naturalezza oltre a resistenza, funzionalità e longevità (prognosi) sono obiettivi primari dei nostri trattamenti restaurativi, che quanto più impatteranno sulla qualità del sorriso tanto più acquisiranno una valenza psicologico/motivazionale, entrando nella dimensione più generale del benessere della persona.
L’invisibilità (o mimesi) dovrebbe essere il fine ultimo di ogni atto “protesico/ricostruttivo”, in obbedienza a quanto era solito ripetere Samuele Valerio: “estetica in protesi significa perfetta integrazione dell’artificiale nel naturale”.
La corretta gestione dei casi estetici non può prescindere da un’accurata documentazione e pianificazione al fine di valutare prima e soddisfare poi le aspettative del paziente, verosimilmente con il minor sforzo clinico (foto 1-2-18-19-20).
La fase diagnostica riveste pertanto un’importanza fondamentale in quanto, oltre a rappresentare il primo contatto con il paziente, è proprio in questa fase che si dovranno definire con la maggior precisione possibile il volume, la forma e la composizione finale dei restauri.
Il passo successivo è la previsualizzazione. Si tratta cioè di anticipare e condividere con il paziente il progetto che abbiamo in mente per lui (mock up, foto 7-8). A tale scopo esistono diverse strategie: diretta, semidiretta od indiretta, che possono essere successive, integrative o alternative all’elaborazione digitale (DSD) tramite applicazioni/software dedicati.
L’approccio tradizionale prevede l’esecuzione da parte del laboratorio di una ceratura diagnostica mirata (foto 4-5), che potrà essere utilizzata per le valutazioni e il colloquio introduttivo col paziente, ancora prima di essere trasferita in bocca per la verifica decisiva.
Di fatto si tratta di “stampare” la ceratura utilizzando la resina bisacrilica (foto 8-9), un materiale davvero versatile ed interessante, attraverso l’ausilio di una mascherina in silicone opportunamente rifilata per eliminare gli eccessi (foto 6-7).
Per chi scrive è infatti fondamentale che il paziente abbia la possibilità di “indossare”, almeno temporaneamente, l’idea di sorriso che abbiamo ipotizzato, tastandone concretamente l’affidabilità delle forme e il confort dei volumi. Da non sottovalutare due eventi correlati e collaterali:
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l’effetto sorpresa con incremento istantaneo della compliance;
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l’opportunità di lasciare il progetto in sede per 24/48 ore, trasformandolo in un vero e proprio test sociale, che dovrà superare la selezione più dura: il giudizio di amici e parenti (o congiunti).
Ovviamente questo tipo di approccio può essere esclusivamente additivo, quindi potrà risultare parzialmente o totalmente sovradimensionato nel volume, ma dovrà essere necessariamente molto accurato nella forma (dimensione – contorno – aree di transizione – emergenza – separazioni) e nella superficie (macro e micro-geografia).
Per questo motivo tutto deve incominciare con impronte di buona qualità e la registrazione dei rapporti mascellari (foto 4), da cui ricavare modelli in gesso ben definiti e montati correttamente in articolatore, a cui seguirà la realizzazione di una ceratura diagnostica maniacalmente curata nei dettagli (foto 5-6).
Soltanto una volta individuati la forma e il volume del restauro finale possiamo procedere alla fase realizzativa (foto 10-11-12), che non sarà altro che una fedele replica del progetto testato, migliorandone i dettagli e selezionando il materiale più idoneo alla situazione clinica e all’obiettivo desiderato (foto 13-19).
Del resto dice il saggio: “chi ben comincia è già a metà dell’opera”.
Tenendo ben presente che nel raggiungimento del successo finale a fare la netta e sostanziale differenza sarà la sinergia costruttiva e proficua fra le competenze e l’esperienza del clinico e quelle dell’odontotecnico.
Materiali utilizzati:
Impronte di studio: Kettenbach Panasil Putty Soft + Initial Contact Light
Registrazioni rapporti intermascellari: Kettenbach Futar-D Fast
Modello di studio in gesso: Picodent Quadro Rock Plus
Cera da laboratorio: Renfert Natural
Mascherina in silicone per il trasferimento: Ivoclar Virtual Putty Regular + Virtual Light Body Regular
Resina bisacrilica per mock: Kettenbach Visalys Temp A2
Mascherine per la preparazione: Zermack Zetalabor
Impronta di precisione: 3M-Espe Impregum + Duosoft
Modello Master Alveolare: Picodent Quadro Rock Plus + carote in refrattario Noritake NoriVest
Ceramica: Noritake CZR stratificata su refrattario
Cementazione adesiva: composito microibrido Micerium Enamel Plus HFO – UD2
Diga: Nic Tone Medium Blu