Le procedure di incremento osseo in implantologia trovano indicazioni in molteplici condizioni cliniche.
Le principali sono:
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le atrofie, dove senza procedura ricostruttiva non vi è possibilità di inserire impianti
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la ricerca di un posizionamento
implantare protesicamente guidato
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le rigenerazioni a fini estetici.
La rigenerazione ossea è ottenibile con varie tecniche chirurgiche, in virtù della morfologia del difetto, della tipologia di osso autologo disponibile per l’innesto, il tutto fortemente influenzato dalle abitudini del clinico.
Le tecniche rigenerative più diffuse sono:
Il caso clinico esposto riguarda la riabilitazione dell’arcata superiore resa edentula in un paziente di anni 70.
Dopo valutazione clinica e strumentale, risultano soddisfatte tutte le indicazioni per la realizzazione di una protesi superiore tipo Toronto supportata da 5 impianti. [Fig 1, 2 e 3]
Figura 1
Figura 2
Figura 3
In questo presidio protesico non è indispensabile l’ottenimento di un posizionamento protesicamente guidato in senso mesio-distale, ma ha importanza fondamentale l’inclinazione vestibolo-palatale dell’impianto, al fine di consentire all’odontotecnico la realizzazione di una protesi meno ingombrante possibile, che consenta al paziente le indispensabili procedure di igiene ai fini della mantenibilità a lungo termine.
Il paziente nel secondo quadrante presenta dei difetti post-flogistici che andranno colmati con opportune procedure rigenerative. [Fig 4]
Figura 4
Disegnato e sollevato un lembo nell’arcata superiore, si inseriscono previa progettazione software-assistita, con l’utilizzo di una dima chirurgica, 3 impianti nel primo quadrante, senza necessità di nessun innesto osseo [Fig 5], e due sul secondo quadrante, oggetto della rigenerazione in seguito descritta. [Fig 6 e 7].
Figura 5
Figura 6
Figura 7
Dopo attenta revisione del sito di innesto e successiva cruentazione, si procede al prelievo di osso particolato con l’utilizzo di un safescraper al fine di ottenere una miscela 50:50 di osso autologo particolato e di osso eterologo.
Si posiziona una mesh in titanio, opportunamente modellata in virtù della forma della rigenerazione che vorremmo ottenere; essa verrà stabilizzata con dei pin e, al fine di annullarne le vibrazioni che andrebbero a interferire con la stabilità dell’innesto si preleva un cilindro di osso autologo con una trephine dalla zona adiacente [Fig 8, 9 e 10].
Figura 8
Figura 9
Figura 10
Sezionato il blocco in due parti, lo si posiziona sulla superficie vestibolare degli impianti per le motivazioni prima descritte. Con la miscela si va a colmare il contenitore così creato e lo si ricopre con una membrana in collagene riassorbibile [Fig 11, 12 e 13].
Figura 11
Figura 12
Figura 13
Dopo opportuna passivazione del lembo, annullandone meticolosamente tutte le trazioni per favorire una guarigione per prima intenzione, si procede a sutura con filo riassorbibile 5.0 alternando punti singoli a materassaio orizzontale. [Fig 14]
Figura 14
Dopo 8 mesi, si esegue riapertura del sito [Fig 15] per la rimozione della mesh in titanio, disegnando un lembo che abbia le caratteristiche per il trasporto del tessuto cheratinizzato sul lato vestibolare degli impianti.
Figura 15
Figura 16
In Fig 17 è possibile apprezzare l’avvenuta rigenerazione ossea, dopo rimozione della mesh in titanio.
Figura 17
A guarigione dei tessuti molli avvenuta, si procede a rilevare l’impronta e alla protesizzazione mediante Toronto Bridge in resina, la quale all’attuale follow-up di anni 10 continua a garantire estetica e funzionalità masticatoria in un paziente di anni 80 [Fig 18 e 19].
Figura 18
Figura 19
Il presente è uno dei casi facenti parte dell’articolo “Guided Bone regeneration with titanium mesh” di Giordano, F., Di Paola, D., Langone, G, Italian Oral Surgery, 2010, 9(4), pp. 161-171