Le sale operative dello studio odontoiatrico: cuore dell’area clinica

Le sale operative dello studio odontoiatrico: cuore dell’area clinica

Le sale operative rappresentano il cuore dell’area clinica dello studio, quegli spazi dove l’odontoiatra accoglie e cura i propri pazienti.

L’obiettivo di una corretta progettazione è quello di farli sentire quanto più possibile a proprio agio, accolti in uno spazio confortevole e rassicurante. Gli architetti di ArchMedO, per la definizione delle sale operative, lavorano gomito a gomito sia con gli ingegneri impiantisti che con le aziende che forniscono tutte le attrezzature al fine di definire il miglior lay-out possibile, sia per il personale sanitario che vi lavora che per i pazienti che qui vengono curati.

Spesso le sale operative risultano inadatte a causa di:

  • mancanza di ergonomia, con ambienti troppo piccoli o troppo grandi e con attrezzature e arredi mal distribuiti;
  • illuminazione insufficiente e/o mal collocata;
  • materiali di finitura, come le pavimentazioni, che non garantisco l’igiene indispensabile in questo ambiente (es. presenza di importanti fughe che raccolgono lo sporco, pareti e piani di lavoro non facilmente lavabili);
  • mancanza di ordine sulle linee dei mobili i cui piani risultano invasi dalla presenza di materiali e attrezzature senza la presenza di opportuni mobili contenitori o pensili;
  • utilizzo di colori troppo sgargianti.

Quando iniziamo la progettazione di uno studio odontoiatrico una delle prime richieste che facciamo all’odontoiatra riguarda la conoscenza della sua attività per poter attribuire, già dalla fase preliminare, il giusto dimensionamento a ciascuna sala operativa. Possiamo dividerele in 5 tipologie:

  1. sala dedicata alle prime visite e fotografia;
  2. la sala dedicata all’igiene;
  3. la sala “multidisciplinare”, ovvero per quelle prestazioni più comuni di conservativa, endodonzia, parodontologia, ecc.,; comunque, visite non specialistiche come quelle riportate ai punti 4 e 5;
  4. la sala dedicata alla protesi;
  5. la sala dedicata alla chirurgia.

Nonostante la superficie minima richiesta dalla normativa di riferimento per questo ambiente di lavoro sia, generalmente, di 9 mq, la stessa deve essere rivista sulla base dell’attività che l’odontoiatra vi svolge per far sì che tutte le attrezzature necessarie abbiano i giusti spazi.

In generale, affinché ogni sala operativa possa essere ben progettata è consigliabile che abbia le seguenti dimensioni:

  1. 10-12 mq per la sala dedicata alla prima visita e fotografia pre e post cura; la dimensione dipende da come vengono effettuate le foto: se vengono scattate con il paziente su riunito allora bastano circa 10 mq, se viene richiesto un angolo appositamente dedicato con sgabello paziente, sfondo fotografico e attrezzatura lighting allora è bene prevedere una sala di circa 12 mq;
  2. 10 mq per la sala dedicata all’igiene nella quale è consigliabile prevedere, oltre al normale arredo, un mobile lavabo per l’istruzione del paziente al giusto spazzolamento. Inoltre, è importante prevedere un monitor dove mostrare dei tutorial ai pazienti;
  3. 11/12 mq per la sala “multidisciplinare”; in questo ambiente potrebbe essere istallato un microscopio da utilizzare negli interventi di devitalizzazione, di ricostruzioni estetiche e di parodontologia rigenerativa; anche il monitor per l’odontoiatra è diventato elemento irrinunciabile in ogni tipologia di sala riunito;
  4. 14 mq per la sala dedicata alla protesi dove si potrebbe prevedere un angolo per i ritocchi; sarebbe possibile diminuire le dimensioni di questa sala operativa se il dentista richiedesse uno spazio appositamente dedicato ai ritocchi da collocarsi, possibilmente, in adiacenza a questo spazio;
  5. 16 mq per la sala dedicata alla chirurgia dove ridurre al minimo gli arredi fissi, prevedendo spazi per i carrelli chirurgici, per l’allestimento dell’ambiente sterile e per la vestizione degli operatori (spesso in numero superiore a due); in questa sala è fondamentale la qualità della luce e per l’eliminazione delle zone d’ombra si utilizzando lampade scialitiche. Questo minimo dimensionale potrebbe variare a seconda delle prestazioni chirurgiche che vengono effettuate e la relativa normativa di riferimento.

Altre informazioni importanti da acquisire in fase di progettazione preliminare, ai fini del posizionamento della poltrona all’interno della sala, sono:

  • se il dottore è mancino oppure no;
  • la posizione dell’accesso alla sala da parte del paziente;
  • la posizione delle finestre per la valutazione della luce naturale all’interno dell’ambiente.

Le sale operative, sempre per normativa, non possono avere altezza interna inferiore a 2,7 metri, devono essere munite di lavabo con comandi non manuali, devono avere pavimento facilmente lavabile e disinfettabile, devono garantire il rispetto della privacy ed essere adeguatamente illuminate. Oltre a tutta la dotazione impiantistica necessaria, sviluppata dai progettisti degli impianti elettrico e termico, occorre particolare attenzione al posizionamento dei radiografici, dei monitor, dei pc e delle prese elettriche.

A livello architettonico, inoltre, è sempre preferibile:

  • ottimizzare l’illuminazione artificiale mediante l’utilizzo di corpi illuminanti che diffondono la luce, cercando di eliminare le ombre; il tutto a mezzo di Illuminazione tecnica a luce fredda (5000/6000 gradi Kelvin);
  • preferire lampade ad incasso e non a sospensione che possono essere ricettacolo di polvere;
  • utilizzare colori chiari (il bianco) per i soffitti e le pareti attorno ai riuniti;
  • utilizzare eventualmente i colori scuri esclusivamente a pavimento e sulla parete posizionata dietro la testa del paziente;
  • posare pavimenti in PVC privi di fughe per evitare il deposito di sporco e batteri;
  • preferire tendaggi a rullo in materiale sintetico e facilmente pulibile oppure a ˝veneziana˝ in alluminio al posto delle classiche tende; in alternativa anche le vetrofanie.

Infine, diventa oggi imprescindibile, negli studi che ne fanno richiesta, una sala dedicata alla cura dei piccoli pazienti, appositamente studiata sulla loro necessità di sentirsi accolti in un ambiente a misura di bambino senza ovviamente rinunciare alla miglior progettazione dello spazio dal punto di vista ergonomico e funzionale.

Concludendo, ogni sala operativa viene progettata dagli architetti di ArchMedO, fin dalla fase preliminare, in sinergia con i progettisti degli impianti, con gli uffici tecnici delle aziende che forniranno tutte le attrezzature e soprattutto con l’odontoiatra che deve fornire ai progettisti tutti gli input necessari per realizzare il miglior ambiente di lavoro possibile “cucito su misura” alle esigenze di chi ci vive e lavora quotidianamente.

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- L’architetto Francesca Mosti è socia dello Studio Modulo Multiplo (con sedi a Pisa e a Carrara) ed è partner del Network ArchMedO (Architettura Medica Odontoiatrica). Si è laureata nel 2003 presso il Politecnico di Milano e si occupa di progettazione architettonica ed interior design. - L’architetto Mario Redaelli è titolare dello Studio R2+ (con sedi a Lecco e a Pamplona) ed è il fondatore e coordinatore del Network ArchMedO (Architettura Medica Odontoiatrica). Si è laureato nel 2002 presso il Politecnico di Milano, si occupa di progettazione architettonica ed interior design e dal 2010 è docente presso l’Istituto Europeo di Design (IED) di Milano. - Cesare Corfone, CEO & FOUNDER dello studio CORFONE+PARTNERS, è un Architetto Urbanista e Paesaggista di Foggia la cui formazione è iniziata nel 1999 e fin dall’ora ha collaborato a progetti di riqualificazione e sviluppo urbano sostenibile in diverse città. Ha ottenuto un Master in progettazione di “Architecture & Other Environments” presso la Universitat Politécnica de Catalunya a Barcellona (2007). Ha conseguito il titolo di Dottore di Ricerca in Architettura ed Urbanistica (2012) presso l’Università degli Studi G. d’Annunzio. Nel corso del primo triennio, l’architetto con il suo studio ha ricevuto menzioni, premi e riconoscimenti di carattere nazionale ed internazionale.